mercoledì 20 luglio 2011

domenica 29 maggio 2011

DISCARIC ART
A cura di Roberto Lucifero direttore della Cappella Orsini

Progetto DISCARIC ART

La discarica oltre ad essere un luogo fisico è diventato un luogo simbolo dell’inconscio collettivo, il luogo deputato ad accogliere tutto ciò che la Società contemporanea rimuove.
Sulla base di questo presupposto si sviluppa il progetto Discaricart che ha l’obiettivo di mostrare come la coscienza del “vuoto etico” costituisca una metafora di come l’estetica tradizionale può provare una sua gratificazione anche nella rappresentazione della spazzatura.
La discarica è diventata il simbolo dell’emarginazione , del disagio urbano, di quel disordine che la società cerca in tutti i modi di rimuovere.
La parola inglese “waste” in italiano significa sperpero, spreco, rifiuto, scarto, spazzatura, detriti, escrementi, deperimento, deserto, e ancora residuo, rimasto, superfluo, avanzato, arido, desolato, sterile, improduttivo, sintetizza il tabù contemporaneo di ciò che è inclassificabile.
Il progetto DISCARICART ha la funzione di ridefinire il rapporto del cittadino con la spazzatura liberandola dal connotato negativo.


Il progetto conduce a due concetti importanti:
il RICICLO attraverso la mostra Sublime Disfacimento
il RIUSO attraverso le opere di Emo Formichi

IL VALORE DEI RIFIUTI

di Giovanni Hermanin
Presidente dell’AMA (Azienda Municipale Ambiente del Comune di Roma)

Il progetto Discaricart contribuisce a ravvivare l’interesse del pubblico per il problema della raccolta differenziata e dello smaltimento dei rifiuti stessi cercando di illustrare il valore che essi rappresenatano.
Viviamo in una società dei consumi che segnala la propria differenza dal passato proprio attraverso la produzione di un significativo quantitativo di scarti. Ogni giorno ogni cittadino, ogni famiglia usa e getta materiali che un tempo venivano riutilizzati per la mancanza di materie prime

E’ interesse di tutti mettere in atto ogni possibile mezzo di comunicazione per formare una coscienza civica sullo smaltimento dei rifiuti, ancora oggi visto in Italia come un grave problema mentre altrove, in Europa è considerato una risorsa,




SUBLIME DISFACIMENTO

Roberto Lucifero ha concepito un progetto che non potrebbe essere più realistico. Visto che l’arte è imitazione della realtà, come dicevano gli antichi e come possiamo sempre dire,
Lucifero ha preso di mira l’aspetto più reale e paradossale insieme, evidente a tutti e costantemente esorcizzato, quello dei rifiuti e della loro progressiva invasione.
Non sono oggi i Barbari che minacciano un impero inesistente. C’è, invece, un esercito che aumenta tutti i giorni e riduce gli spazi della vita sociale. Il mondo, però, non esploderà per la superbomba, come diceva Italo Svevo alla fine della Coscienza di Zeno, ma soccomberà sotto il cumulo finale di mondezza perché tutti la producono e nessuno la vuole, tutti ne hanno bisogno ma nessuno può tollerarne la vicinanza.

Il progetto “Sublime Disfacimento” riconsidera il valore dei rifiuti e del loro recupero, ci fa riflettere sui rifiuti solidi urbani, sui pensieri rifiutati, sulle persone rifiutate, sui simboli rifiutati: frammenti sfuggiti alla griglia rigida costituita dal sistema complesso di ordinamenti in cui siamo incasellati.
Il tema, ossia la rappresentazione del rifiuto, è andato a sovrapporsi alla stessa condizione dell’artista escluso, condizione obiettiva che gran parte dei creativi vivono.
Come fiori che nascono nel letame, queste opere, che rappresentano rifiuti, hanno una bellezza condivisibile.

sabato 28 maggio 2011


IL RIFIUTO NELL’ARTE

La condanna di un oggetto a divenire rifiuto si realizza quando si esaurisce il bisogno che si ha di esso. Si può affermare che molto spesso il valore che diamo alle cose ne stabilisce parallelamente la durata e che l’identità di qualsiasi elemento dipende dal nostro giudizio e dalla sua necessità.
“RIFIUTO” non è altro che il nome che si attribuisce a tutto ciò che ai nostri occhi perde interesse, che siano opere d’arte, oggetti d’uso comune o persino esseri viventi.
In arte, l’aver dimenticato il valore e la storia di opere straordinarie ne ha deciso la loro fine: basti pensare all’Acropoli di Atene utilizzata dai Turchi come deposito d’armi.
Da questo oblio è nato, però, un nuovo fenomeno: 
 il riciclo.
Nella tradizione artistica il riciclaggio di materiali è sempre stato attività “lecita”; in pittura infatti è stato sistematico il riuso di tavole, supporti, cornici e tele e, in architettura, soprattutto nel Medioevo e nel Rinascimento i monumenti antichi furono oggetto di un vero e proprio saccheggio, lo “spoglio” di marmi e materiali preziosi in templi ed edifici romani sono diventati i tasselli di nuovi edifici, di un nuovo culto e di un nuovo concetto di cultura.
Il Colosseo, ad esempio, caduto ormai in disuso, con l’avvento del cristianesimo, si trasformò in una enorme cava di marmo, piombo e ferro che servirono ai papi per costruire palazzo Barberini, piazza Venezia e perfino San Pietro.
Il David di Michelangelo fu realizzato, nel 1504, da un blocco di marmo precedentemente sbozzato da altri due artisti che abbandonarono entrambi la scultura giudicando il marmo troppo fragile.
Il rifiuto non è solo sinonimo di inutile e inutilizzato ma anche di ciò che non viene compreso e apprezzato e di conseguenza viene relegato al di fuori del panorama culturale tradizionale. Nel 1863 viene inaugurato a Parigi il Salon des Refusès (Salone dei rifiutati), per accogliere le opere degli artisti esclusi dal Salon“ufficiale” ovvero quello dell’Académie des Beaux-Art di Parigi.

Ma il processo culturale ha man mano ribaltato il valore dello scarto e del rifiutato. L’industrializzazione, con il suo accumulare fece sì che nell’arte moderna lo scarto divenne soggetto privilegiato. Le tematiche superano, di conseguenza, quella strettamente artistica e espressiva andando a coinvolgere intenzionalmente l’ecologia, la ricerca sociale..
Le avanguardie si scatenano nello sconvolgere gli schemi rigidi dell’arte. Il Dada si contrappone al concetto e alla volontà di produzione dell’opera d’arte tradizionale; Marcel Duchamp propone il ready-made ovvero l’elevazione a valore estetico e artistico di oggetti ritrovati, e di uso comune. Oggetti appunto “già fatti” e collocati in un altro contesto, quello artistico, senza alcun intervento aggiuntivo da parte dell’artista, all’interno di altre e diverse regole di percezione e di interpretazione. Al di là dell’intento provocatorio queste opere rappresentano il tentativo di attuare uno spiazzamento nei rapporti tra un oggetto, il suo luogo e le sue funzioni offrendogli così una seconda possibilità di rinascita.
Percorrendo le varie correnti artistiche e le diverse modificazioni culturali si arriva all’arte contemporanea dove lo scarto, come oggetto di speculazione, sviluppa innumerevoli linguaggi. Il bello nell’arte viene destrutturato e ricomposto attraverso le sperimentazioni che elevano a immagine sublime il relitto, il rudere, lo sgradevole..
Michelangelo Pistoletto trova un legame profondo, tra antico e vecchio. Nella sua “Venere degli stracci” l’antica bellezza dell’arte classica osserva attraverso gli occhi della dea della bellezza un cumulo di vecchi abiti, logori, dimenticati ormai inutili; è qui che l’idea di scarto e rifiuto si fa più viva nel contesto culturale.
Infine arrivati ai nostro giorni, comprendiamo che il rifiuto nell’arte è una costante non sempre per diretta scelta dell’artista, ma perché è la nostra società che convive pericolosamente con la possibilità che i nostri “inutili rifiuti” ci sommergano..La presenza dei rifiuti nell’arte diventa oggi una ragione sociale quasi necessaria.
L’artista americana Miele Laderman Ukeles si è definita Artista ufficiale del New York City Department of Sanitation, ovvero l’azienda comunale per l’ambiente che si occupa di rifiuti e spazzatura. L’opera di Ukeles sta tra performance e land-art. Nella sua “Touch Sanitation” l’artista ha salutato e stretto la mano, uno per uno, tutti gli 8.500 operatori del N.Y.C.D.S. ripetendo ad ognuno “grazie tu mantieni viva New York”.
A Marzo 2007 Piazza del Popolo è stata invasa dai “Trash People”, un esercito fatto di 35 tonnellate di rifiuti urbani, opera monumentale dell’artista tedesco Ha Shult, che mostra quanta spazzatura ci lasciamo alle spalle.

Comprendere l’importanza dei rifiuti e promuovere il riutilizzo attraverso la raccolta differenziata e il riciclo.
 

Edouard Manet

Le déjeuner sur l'Herbe, 1863

martedì 24 maggio 2011

Le Alghe..
..la chiave per la bonifica di Fukushima
 
06-04-2011
Mentre dall’impianto di Fukushima circa 15.000 tonnellate di acqua radioattiva rischiano di riversarsi  nell’Oceano Pacifico, da un’alga potrebbe arrivare un nuovo sistema per rimuovere scorie radioattive dall’ambiente.
Gli scienziati della Northwestern University (Usa) e dell’Argonne National Laboratory hanno infatti condotto uno studio sull’ alga Closterium moniliferum, rivelatasi capace di rimuovere lo stronzio – e il suo isotopo radioattivo, lo stronzio 90 – dall’acqua.
Insieme al suo gruppo di ricerca, infatti, Krejci ha mostrato che oltre alla sua forma curiosa, di spicchio di luna crescente, questo microrganismo ha una proprietà molto interessante: è in grado di rimuovere lo stronzio – compreso il suo isotopo radioattivo, lo stronzio 90, che è uno dei residui dei reattori nucleari – dall’acqua, depositandolo in cristalli all’interno di particolari strutture cellulari chiamate vacuoli.
Lo stronzio ha un’emivita di circa 30 anni ed è capace di infiltrarsi nel latte, nelle ossa, nel midollo osseo, nel sangue e in altri tessuti dove la radiazione emessa può avere azione cancerogena. Questo elemento è molto simile in proprietà e dimensioni al calcio (normalmente presente nei rifiuti dei reattori in quantità fino a dieci miliardi più alte rispetto allo stronzio) rendendo difficile durante i processi biologici separare i due elementi e sequestrare uno o l’altro selettivamente. E qui entra in gioco l’alga Closterium moniliferum.
Secondo quando raccontato nella ricerca statunitense, l’alga raccoglie al suo interno preferibilmente atomi di un altro elemento chimico, il bario. Tuttavia lo stronzio, in quanto a dimensioni e proprietà, è una perfetta via di mezzo tra calcio e bario e viene quindi cristallizzato dall’alga tanto bene quanto quest’ultimo. Cosa che invece non avviene con il calcio che, sebbene più presente, è abbastanza differente rispetto al bario, tanto da non suscitare l’interesse del C. moniliferum.
La funzione dei cristalli all’interno del microrganismo non è ancora chiara e la loro formazione sembra essere la conseguenza di un’alta concentrazione di soluzioni contenenti solfati nei vacuoli. In queste soluzioni, infatti, bario e stronzio non sono solubili e quindi precipitano sottoforma di cristalli.

Gli scienziati stanno pensando dunque a un sistema per potenziare l’azione delle alghe e aumentare al massimo l’effetto cattura-scoria. Ma la nuova conoscenza potrebbe essere utile anche a progettare un sistema che imiti il metodo utilizzato dalle alghe.

Strategia delle 5 R

Riduzione, Raccolta, Riuso, Riciclo e Recupero
E' un percorso virtuoso che conduce ad una gestione ecosostenibile dei rifiuti, sostenuta dalle attività di selezione e trasformazione.
R – RIDUZIONE ALL'ORIGINE DEI RIFIUTI
Scegliamo prodotti con imballaggi ridotti e/o riutilizzabili ed evitiamo gli sprechi!
R – RACCOLTA DIFFERENZIATA
Impegniamoci a separare correttamente i rifiuti e a buttarli nei contenitori giusti!
R – RIUSO DEGLI OGGETTI ANCORA UTILI
Possiamo riutilizzare i barattoli e le bottiglie di vetro; il lato bianco delle fotocopie può essere utile per prendere appunti, gli abiti smessi si possono regalare, una sedia può essere riparata e riusata, insomma sono moli gli oggetti che possono continuare a svolgere la loro funzione originaria.
R – RICICLO DEI MATERIALI UTILI
I materiali che separiamo con la raccolta differenziata diventano nuovi prodotti in vetro, alluminio, plastica, carta. Anche i nostri scarti alimentari possono essere trasformati e diventare compost, utile per le nostre piante o in agricoltura.
R – RECUPERO DI ENERGIA
La parte dei rifiuti non riciclabile può essere trasformata in energia nei nuovi impianti di termovalorizzazione costruiti nel rispetto dell'ambiente.