venerdì 29 aprile 2011


Abitare la piega vuol dire cercare sistemi di ibridazione tra le regole formative dell’architettura e quella della natura..vuol dire inserire nei nuovi corpi architettonici processi metabolici in cui piante, vegetazione, acquisizione e scambio di energia facciano parte integrante di uno statuto ibrido dell’architettura. Uno statuto in cui architettura stessa diventi progressivamente parte della natura.

Tratto da Dalla scatola al Diagramma e Oltre
Abitare la piega


Le pieghe dell'architettura contemporanea


Peter Eisenman e Zaha Hadid sono stati decisivi per lo sviluppo della piega-suolo, partendo dalla decostruzione ne sviluppano la radicalità progettuale nella direzione di un nuovo suolo.
Il suolo perde il significato di piano astratto e si trasforma esso stesso in esperienza architettonica.
Come afferma Greg Lynn se l'architettura decotruttivista sfrutta forze esterne nel nome della contraddizione, recenti progetti della piega esibiscono una più fluida logica di connettività. Questo sistema unitario passa per un utilizzo profondo delle prospettive offerte dalla progettazione virtuale.
L'artificio ha inglobato la natura nel senso che non si pone la questione del rapporto con una natura da ripristinare o rinnovare architettonicamente, quanto con una nuova naturalità da incarnare nel fare architettonico.
Il cambio del rapporto tra natura e architettura ha una connotazione che si lega al passaggio epocale dall'era industriale all'era dell'informazione. Il nuovo suolo sembra incarnare la natura in tutte le sue forme, le architetture si fanno ibride..

Molte architetture contemporanee si sviluppano in simbiosi con la terra. Il progetto di François Roche e Stèphanie Lavaux per un centro turistico in Giappone contiene nel suolo le nuove funzioni architettoniche e mantiene la natura in una condizione quasi selvaggia.

 François Roche e Stèphanie Lavaux

Centro turistico Echigo-Tsumari, Giappone 1999

 

 

R&Sie   François Roche











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