domenica 17 aprile 2011

FOLDING IN ARCHITECTURE..


Sono a pagina 416 del libro “Architettura e Modernità” – Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica e leggo:

Processi e diagrammi

..Nella prima parte degli anni novanta del Novecento, attraverso l’importante contributo di Peter Eisenman si era pubblicato un fascicolo di “Architectural Design” dal titolo Folding in Architecture..
Il fascicolo era stato ispirato da un brano di Gilles Deleuze dal suo libro La Piega. Leibniz e il Barocco.
La piega, come illustra Eisenman in diversi progetti, è una tecnica progettuale: attraverso l’atto del piegare, si conformano insieme le parti di un edificio e le articolazioni del paesaggio. Con questa impostazione Eisenman si afferma al concorso del grande Complesso culturale di Santiago de Compostela del 1999 in Spagna che viene realizzato nel corso del primo decennio del Duemila..

Cosa faccio??
“Ricerco” per capire il concetto di piega..

È stato Leibniz che per primo ha concepito la materia come esplosiva. Egli ha voltato le spalle al razionalismo cartesiano, arguendo che nel labirinto del continuo, la più piccola entità non è il punto, ma la piega. Nell’idea della piega la forma è considerata in diversi modi: sia come un continuum sia come articolazione di una nuova possibile relazione tra verticale e orizzontale, tra figura e sfondo, rompendo l’ordine esistente dello spazio cartesiano.

Da Leibniz si può arrivare alle idee proposte da altri intellettuali contemporanei tra cui Gilles Deleuze.
Per Deleuze l’idea della piega è stata per la prima volta definita in senso culturale nel Barocco. Egli pone una differenza tra il Gotico, che privilegia gli elementi della costruzione, il telaio ed il recinto; e il Barocco, che enfatizza la materia, dove la massa oltrepassa i propri confini perché non può essere contenuta dall’intelaiatura che arriva persino a scomparire.
L’architettura potrebbe interpretare la piega come condizione essenzialmente planare nell’articolare volumi tridimensionali. Queste pieghe non sarebbero semplicemente un’estrusione dal piano come nell’architettura tradizionale, ma qualcosa che contagia sia la pianta sia la sezione.
La piega deve essere usata non semplicemente come dispositivo formale, ma piuttosto come un modo di proiettare nuove organizzazioni sociali in un ambiente urbano esistente.


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..La parola chiave diventa “diagramma”: cioè l’esplicitazione di una serie di relazioni possibili e auspicabili del progetto. .
Il diagramma prefigura una serie di relazioni tra le parti che sono di natura topologica e/o parametrica ovvero che esiste un amplissimo campo di deformazioni geometriche compatibili con l’impostazione originaria. ..Si tratta della creazione di alcune relazioni che devono caratterizzare l’esito finale, queste relazioni costituiscono una sorta di codice DNA generatore e regolatore dello sviluppo del progetto. Gli esiti dipenderanno dagli eventi che intervengono nello sviluppo del progetto come fossero variabili per far evolvere il diagramma-codice verso una forma finale invece che un’altra..


“Ricerco” per capire questa volta il concetto di “diagramma”

Secondo Deleuze la prima parte di ogni processo architettonico ha molto poco a che vedere con un processo di tipo machinico. Di solito, dopo aver definito il programma, il passo iniziale sta nella produzione di un primo diagramma; questo diagramma generalmente contiene una possibile descrizione di funzioni organizzate secondo un tipo e ulteriormente elaborate in base alle considerazioni rispetto al sito. Un secondo diagramma raffigura tutti gli aspetti del sito, definito da molteplici fattori: non semplicemente dalle sue condizioni fisiche reali, ma anche dalle sue storie passate e presenti. Il diagramma del sito interagisce con i diagrammi di funzione e tipo in un processo iterativo che produce una mescolanza dei tre livelli.
Questa organizzazione tripartita funzione generalmente allo stesso modo in cui si sviluppano la maggior parte dei procedimenti tradizionali nel senso che, analogamente ad essi, producono la forma di un contenitore bidimensionale planimetrico. Questo contenitore è di solito estruso in un volume tridimensionale. La seconda fase è probabilmente la più difficile, essa richiede la scelta di un agente esterno, un altro diagramma, quasi un Deus ex machina che descrive processi i quali, una volta sovrapposti al primo diagramma producono un blurring, una sfocatura. Un tale dispositivo potrebbe non essere immanente nel primo diagramma ma deve attivare un processo che abbia la capacità di modificare il primo diagramma. Onde solition, strutture del DNA, sono stati usati come reagente per tale secondo diagramma, confluendo in processi geometrici quali onde sinusoidali.

Le opere basate sull’impostazione del folding possono essere considerati processi senza fine, senza esiti poiché la processualità non termina nell’esito finale ma proietta gli esiti anche nel futuro.

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